In attesa che la villa di piazza Dante, il 31 luglio, venga riconsegnata alla cittadinanza ruvese che attende im-paziente da oltre un anno, dopo interminabili rinvii e inghippi amministrativi e burocratici, abbiamo colto l’occasione per visionare, oltre la rete metallica, l’atteso gioiello.
Il vero fulcro dell’intero lavoro di ristrutturazione risulta essere la costruzione adibita al bagno comune.
Un blocco che si erige nel pieno centro della piazza, leggermente spostato sulla destra, in asse con il retro della romanica Cattedrale ruvese e il suo maestoso campanile.
Una struttura squadrata, fredda, grigiastra, formata da mattoni bicolore, posta in disarmonia con lo spazio circostante: il prato inglese (che ben presto fiorirà), gli alberi, il cielo, l’arte e la musica, baluardi di una cittadina, quella ruvese, culla di bellezza e storicità.
Posta in essere l’esigenza sacrosanta di avere un posto pubblico dove soddisfare i bisogni fisiologici, ci si pone l’interrogativo se non vi sia altrettanta esigenza di appagare la necessità inviolabile della cura e dell’armonia dei luoghi pubblici in ristrutturazione, particolarmente se, come la villa in questione, è sede dell’attenzione dello sguardo dei bambini da educare non solo al gioco, ma anche al rispetto, alla tutela, all’amore della bellezza architettonica ed artistica del proprio territorio, della propria città.
di Raffaella Anna Dell’Aere |