Si chiude con quattro condanne e un’assoluzione il processo di primo grado per la tragica rapina costata la vita al 40enne salumiere ruvese Giuseppe Di Terlizzi, freddato con una pistola la sera del l3 aprile 20l2 nella «Gastronomia Sant'Angelo», all’angolo tra Corso Piave e Via Mendoza. I cinque imputati, tutti giovani biscegliesi, avevano scelto di esser giudicati col rito abbreviato. Ieri è giunta la sentenza del gup del Tribunale di Trani. Angela Schiralli che ha, inoltre, statuito una provvisionale (cioè un anticipo sul risarcimento danni che sarà determinato per l'intero dal Tribunale Civile) a beneficio dei familiari di Di Terlizzi. Il commerciante Lasciò moglie e figli, un maschietto di 10 anni ed una femminuccia di 6, costituitisi parte civile con l’avv. Stefano Dardes. Trent'anni di reclusione sono stati oomminati a Giancarlo Pozzessere, ritenuto il killer di Peppino. Venti anni di carcere dovrà, invece. scontare Roberto Cosimo Damiano Selle; 14 anni di reclusione la pena inflitta a Domenico Gentile e Francesco De Cillis. Assolto, sebbene con l'equivalente della vecchia formula dell’insufficienza di prove Daniele De Feudìs, l’unico a non entrare nel negozio di generi alimentari, essendo rimasto in auto nelle immediate vicinanze. Proprio per ciò era il solo agli arresti domiciliari mentre gli altri 4 sono in carcere. De Feudis, a suo dire, non era a conoscenza del fatto che stava accompagnando gli amici a fare una rapina; versione in parte condivisa ed in parte contestata dagli altri giovani tutti di età compresa tra 19 e 20 anni. De Feudis rispondeva di concorso anomalo in omicidio: per luì i pubblici ministeri Emanuela De Luca che (che erditò il fascicolo di indagine di Bruna Manganelli ora alla Procura di Bari) e Francesco Giannella avevano chiesto 18 anni di reclusione. I pm avevano, invece, invocato l'ergastolo per tutti gli altri 4 imputati nonostante la scelta del rito abbreviato. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri l’originaria meta della loro rapina era un tabacchino ma avendolo trovato chiuso i ragazzi biscegliesi cambiarono obiettivo, dirigendosi alla salumeria. ‘Furono accusati di concorso in rapina, porto e detenzione di arma da fuoco in luogo pubblico: accusa quest'ultima da cui Gentile e De Cillis sono stati scagionati per non aver commesso il fatto. Oltre che da riscontri di dna e sequestri, l'inchiesta si alimentò delle dichiarazioni di Luca Valente, anch’egli biscegliese, che pur non partecipando alla rapina avrebbe saputo del colpo prima della commissione. La rapina fruttò poche decine di euro. Sarebbe stato Pozzessere a sparare a bruciapelo il colpo di pistola calibro 7,65 che uccise Di Terlizzi. Il salumiere fu colpito al capo dopo che minacciato con da Sette (la cui sorella era la compagna di Pozzessere) con una scacciacani aveva tentato d’opporsi alla rapina. La banda di rapinatori in trasferta portò via dal negozio il registratore di cassa nonostante il fetale delitto. Il gup ha disposto la atti in procura per valutare l'ipotesi di favoreggiamento a carico di De Feudis |