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Gentili fruitori e utilizzatori del sito www.ruvodipugliaweb.it,mi chiamo Luigi e sono un ragazzo disabile. Vorrei sottoporre alla vostra attenzione e sensibilità lo stretto rapporto che esiste tra Disabilità e Sessualità. Qui sotto potete leggere l'articolo inviato al giornale pugliese alla Gazzetta del Mezzogiorno, e più precisamente al Dott.Carnimeo,nell'Ottobre del 2004. Per motivi di spazio, l'articolo pubblicato dalla Gazzetta è più breve dell'originale riportato qui sotto. Alcune terminologie potrebbero risultare un pò forti ma il mio intento è quello di far sì che la gente possa riflettere sul tema "Disabili e sessualità" molto spesso trascurato e messo in secondo piano. Invito tutte le persone che leggeranno l'articolo ad esprimere considerazioni e a raccontare, qualora lo desiderano,a raccontare esperienze in merito. Se dovessero esserci lettori stranieri non molto esperti della lingua italiana, potrei provare a tradurre l'articolo in lingua inglese successivamente. Grazie, Luigi
PS: L'articolo è stato inviato anche sotto la sezione del sito "articoli". L'articolo è stato realizzato grazie alla preziosa collaborazione del Sig. Di Vittorio Biagio.
Gentile Dott. Nicolò Carnimeo,
Il mio nome è Luigi Liso. Sono un ragazzo disabile affetto da tetraparesi spastica impossibilitato a deambulare autonomamente. Ho 26 anni e, nel marzo di quest’anno, ho conseguito la laurea in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Bari. Sono un assiduo lettore del popolare quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” ed ho deciso di scrivere la mia opinione, pungolato dall’articolo intitolato “Disabili e sessualità, un sondaggio che fa discutere” presente a pag. 20 del 05/10/04 della Gazzetta Volontariato. La sessualità è un aspetto fondamentale ed imprescindibile della personalità umana senza della quale l’uomo non sarebbe tale poiché sarebbe un individuo al quale mancherebbe un aspetto della propria esistenza. Tuttavia, ciò non vale (o sembra non valere) per le persone diversamente abili come il sottoscritto, per i quali il sacrosanto diritto ad avere una normale sessualità viene puntualmente ed inspiegabilmente negata. Infatti, le persone dell’altro sesso (nel mio caso le donne), sono generalmente molto restie ad intrattenere un rapporto affettivo-sessuale, o anche solo affettivo o sessuale, con persone disabili, in quanto ritengono erroneamente che essi non siano in grado di appagarle e soddisfarle sessualmente o anche solo affettivamente. I diversamente abili, sono da esse allontanati, emarginati e rifiutati quasi fossero degli appestati. Ogniqualvolta una persona con limitazioni fisiche tenta di corteggiare una donna (quasi sempre molto faticosamente e dando fondo alle sue limitate tecniche d’approccio), viene sistematicamente rifiutato adducendo frasi del tipo “sei un bravo ragazzo”, “sei un amico per me” oppure “non roviniamo la splendida amicizia che ci lega” ed altre frasi simili le quali dimostrano che esse non concedono a quest’individuo neanche l’onore di un loro sguardo soffocandone, già molto prima di iniziare a corteggiarle, anche il minimo tentativo di poter raggiungere le chiavi del loro cuore. I disabili sono quindi delle persone trasparenti ed asessuate quasi non avessero il bisogno nonché il diritto di avere un sessualità regolare. Ciò significa avere una marcia in meno. Questo rispecchia fedelmente la storia sentimentale della mia vita, fatta di scarse possibilità di andare fisicamente alla ricerca di ragazze alle quali io possa in qualche modo piacere, unitamente ad una loro carente volontà nell’istaurare un rapporto fisico nei miei confronti. In aggiunta forse, per noi, (a detta dei “normali”) l’unica possibilità è approcciarsi con altre ragazze disabili, ma ad esempio nel mio caso, il mio handicap è solo fisico e quindi posso studiare, lavorare, pensare, guidare e camminare con i tripodi e non vedo che affinità possa avere con una ragazza che ha un handicap totalmente diverso dal mio od un handicap mentale anche minimo. Perciò, l’unica soluzione possibile per poter espletare normali pulsioni sessuali rimane quello di frequentare simpatiche e disponibili ragazze a pagamento le quali tentano di tamponare questa esigenza fisiologica. Consapevole di ciò io, recatomi in Germania per un periodo di studio nella primavera del 2002, ho voluto frequentare una di queste giovani donne che svolgono il “mestiere più antico del mondo” in una delle tante case d’appuntamento disseminate in un quartiere della città nella quale vivevo. Queste ragazze erano simpatiche, giovani e perlopiù piacenti pronte, previa precedente ed a volte lunga contrattazione, a soddisfare le particolari esigenze del cliente. Posso assicurare che la tipologia dei clienti è estremamente varia: studenti, adulti soli, emarginati, persone sposate in cerca di una serata particolare od uomini insoddisfatti dell’attività sessuale con la propria donna. Per quanto mi riguarda, è stata un’esperienza di approccio che mi ha dato l’opportunità di venire a contatto con il sesso, esperienza a me totalmente sconosciuta finora. Ritengo che queste donne volgarmente definite “puttane” non debbano assolutamente essere definite tali in maniera dispregiativa, poiché svolgono un’attività utile e benefica a tutta la società per cui nessun individuo pensante deve considerarle o peggio etichettarle come feccia dell’umanità. Bisogna anzi ringraziarle e lodarle per la professione che svolgono poiché molti individui affetti da handicap fisico, psichico e comportamentale non potrebbero, senza la loro esistenza, assecondare i loro bisogni sessuali (tralasciando tutte le persone “normali” che hanno traumi, complessi o solamente tanta solitudine o poco affetto e che ci vanno spesso anche solo per trovare qualcuno con cui parlare o che li ascolti). Esse sono delle BENEFATTRICI (sempre a mio parere…) verso le quali noi tutti dovremmo nutrire più rispetto, stima e considerazione (così come penso che le pornostar debbano essere anch’esse degne del massimo rispetto per il loro lavoro) in quanto persone serie, oneste e rispettabili molto più di quelle donne che, nei confronti di individui con handicap si ergono a paladine del romanticismo e dell’amicizia, ma che poi si dimostrano molto più libertine, disponibili e pronte a rischiare un’amicizia per “effettuare acrobazie sessuali estreme” una volta venute in contatto con individui comunemente definiti normodotati. Probabilmente, l’unico appeal che noi diversamente abili abbiamo è quello economico, nel caso qualcuno di noi sia benestante o abbia un lavoro molto ben retribuito: c’è poi una buona possibilità che la nostra moglie normodotata ci tradisca puntualmente con altre persone “normali” stabilendo con noi un rapporto di comodo del tipo “tu sai che io ti tradisco, ma ti deve stare bene così o ti lascio e rimarrai solo come un cane perché in giro non ci sono altre stupide come me disposte a stare con te”. Per questo, non posso che lodare quelle/i assistenti sessuali che in Svizzera, come affermato dall’articolo presente a pag.20 del vostro giornale, propongono a persone disabili massaggi, carezze, sesso a pagamento o, perlomeno, un po’ di affetto e comprensione. La chiesa, probabilmente, sarà contraria alle mie parole ma, a mio parere, loro hanno scelto di dedicare volontariamente la loro vita alla castità, noi invece non abbiamo la possibilità di scegliere e subiamo la castità forzata senza avere altre opportunità. Esse, le “mignotte”, forniscono piccole spremute di felicità a chi non ha ricevuto dalla vita un’esistenza normale a cui hanno avuto diritto gli altri. A loro ed a tutte quelle come loro, vorrei dire dal più profondo del mio animo una cosa sola: GRAZIE DI ESISTERE.
Gentili fruitori e utilizzatori del sito www.ruvodipugliaweb.it,mi chiamo Luigi e sono un ragazzo disabile. Vorrei sottoporre alla vostra attenzione e sensibilità lo stretto rapporto che esiste tra Disabilità e Sessualità. Qui sotto potete leggere l'articolo inviato al giornale pugliese alla Gazzetta del Mezzogiorno, e più precisamente al Dott.Carnimeo,nell'Ottobre del 2004. Per motivi di spazio, l'articolo pubblicato dalla Gazzetta è più breve dell'originale riportato qui sotto. Alcune terminologie potrebbero risultare un pò forti ma il mio intento è quello di far sì che la gente possa riflettere sul tema "Disabili e sessualità" molto spesso trascurato e messo in secondo piano. Invito tutte le persone che leggeranno l'articolo ad esprimere considerazioni e a raccontare, qualora lo desiderano,a raccontare esperienze in merito. Se dovessero esserci lettori stranieri non molto esperti della lingua italiana, potrei provare a tradurre l'articolo in lingua inglese successivamente. Grazie, Luigi
PS: L'articolo è stato inviato anche sotto la sezione del sito "articoli". L'articolo è stato realizzato grazie alla preziosa collaborazione del Sig. Di Vittorio Biagio.
Gentile Dott. Nicolò Carnimeo,
Il mio nome è Luigi Liso. Sono un ragazzo disabile affetto da tetraparesi spastica impossibilitato a deambulare autonomamente. Ho 26 anni e, nel marzo di quest’anno, ho conseguito la laurea in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Bari. Sono un assiduo lettore del popolare quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” ed ho deciso di scrivere la mia opinione, pungolato dall’articolo intitolato “Disabili e sessualità, un sondaggio che fa discutere” presente a pag. 20 del 05/10/04 della Gazzetta Volontariato. La sessualità è un aspetto fondamentale ed imprescindibile della personalità umana senza della quale l’uomo non sarebbe tale poiché sarebbe un individuo al quale mancherebbe un aspetto della propria esistenza. Tuttavia, ciò non vale (o sembra non valere) per le persone diversamente abili come il sottoscritto, per i quali il sacrosanto diritto ad avere una normale sessualità viene puntualmente ed inspiegabilmente negata. Infatti, le persone dell’altro sesso (nel mio caso le donne), sono generalmente molto restie ad intrattenere un rapporto affettivo-sessuale, o anche solo affettivo o sessuale, con persone disabili, in quanto ritengono erroneamente che essi non siano in grado di appagarle e soddisfarle sessualmente o anche solo affettivamente. I diversamente abili, sono da esse allontanati, emarginati e rifiutati quasi fossero degli appestati. Ogniqualvolta una persona con limitazioni fisiche tenta di corteggiare una donna (quasi sempre molto faticosamente e dando fondo alle sue limitate tecniche d’approccio), viene sistematicamente rifiutato adducendo frasi del tipo “sei un bravo ragazzo”, “sei un amico per me” oppure “non roviniamo la splendida amicizia che ci lega” ed altre frasi simili le quali dimostrano che esse non concedono a quest’individuo neanche l’onore di un loro sguardo soffocandone, già molto prima di iniziare a corteggiarle, anche il minimo tentativo di poter raggiungere le chiavi del loro cuore. I disabili sono quindi delle persone trasparenti ed asessuate quasi non avessero il bisogno nonché il diritto di avere un sessualità regolare. Ciò significa avere una marcia in meno. Questo rispecchia fedelmente la storia sentimentale della mia vita, fatta di scarse possibilità di andare fisicamente alla ricerca di ragazze alle quali io possa in qualche modo piacere, unitamente ad una loro carente volontà nell’istaurare un rapporto fisico nei miei confronti. In aggiunta forse, per noi, (a detta dei “normali”) l’unica possibilità è approcciarsi con altre ragazze disabili, ma ad esempio nel mio caso, il mio handicap è solo fisico e quindi posso studiare, lavorare, pensare, guidare e camminare con i tripodi e non vedo che affinità possa avere con una ragazza che ha un handicap totalmente diverso dal mio od un handicap mentale anche minimo. Perciò, l’unica soluzione possibile per poter espletare normali pulsioni sessuali rimane quello di frequentare simpatiche e disponibili ragazze a pagamento le quali tentano di tamponare questa esigenza fisiologica. Consapevole di ciò io, recatomi in Germania per un periodo di studio nella primavera del 2002, ho voluto frequentare una di queste giovani donne che svolgono il “mestiere più antico del mondo” in una delle tante case d’appuntamento disseminate in un quartiere della città nella quale vivevo. Queste ragazze erano simpatiche, giovani e perlopiù piacenti pronte, previa precedente ed a volte lunga contrattazione, a soddisfare le particolari esigenze del cliente. Posso assicurare che la tipologia dei clienti è estremamente varia: studenti, adulti soli, emarginati, persone sposate in cerca di una serata particolare od uomini insoddisfatti dell’attività sessuale con la propria donna. Per quanto mi riguarda, è stata un’esperienza di approccio che mi ha dato l’opportunità di venire a contatto con il sesso, esperienza a me totalmente sconosciuta finora. Ritengo che queste donne volgarmente definite “puttane” non debbano assolutamente essere definite tali in maniera dispregiativa, poiché svolgono un’attività utile e benefica a tutta la società per cui nessun individuo pensante deve considerarle o peggio etichettarle come feccia dell’umanità. Bisogna anzi ringraziarle e lodarle per la professione che svolgono poiché molti individui affetti da handicap fisico, psichico e comportamentale non potrebbero, senza la loro esistenza, assecondare i loro bisogni sessuali (tralasciando tutte le persone “normali” che hanno traumi, complessi o solamente tanta solitudine o poco affetto e che ci vanno spesso anche solo per trovare qualcuno con cui parlare o che li ascolti). Esse sono delle BENEFATTRICI (sempre a mio parere…) verso le quali noi tutti dovremmo nutrire più rispetto, stima e considerazione (così come penso che le pornostar debbano essere anch’esse degne del massimo rispetto per il loro lavoro) in quanto persone serie, oneste e rispettabili molto più di quelle donne che, nei confronti di individui con handicap si ergono a paladine del romanticismo e dell’amicizia, ma che poi si dimostrano molto più libertine, disponibili e pronte a rischiare un’amicizia per “effettuare acrobazie sessuali estreme” una volta venute in contatto con individui comunemente definiti normodotati. Probabilmente, l’unico appeal che noi diversamente abili abbiamo è quello economico, nel caso qualcuno di noi sia benestante o abbia un lavoro molto ben retribuito: c’è poi una buona possibilità che la nostra moglie normodotata ci tradisca puntualmente con altre persone “normali” stabilendo con noi un rapporto di comodo del tipo “tu sai che io ti tradisco, ma ti deve stare bene così o ti lascio e rimarrai solo come un cane perché in giro non ci sono altre stupide come me disposte a stare con te”. Per questo, non posso che lodare quelle/i assistenti sessuali che in Svizzera, come affermato dall’articolo presente a pag.20 del vostro giornale, propongono a persone disabili massaggi, carezze, sesso a pagamento o, perlomeno, un po’ di affetto e comprensione. La chiesa, probabilmente, sarà contraria alle mie parole ma, a mio parere, loro hanno scelto di dedicare volontariamente la loro vita alla castità, noi invece non abbiamo la possibilità di scegliere e subiamo la castità forzata senza avere altre opportunità. Esse, le “mignotte”, forniscono piccole spremute di felicità a chi non ha ricevuto dalla vita un’esistenza normale a cui hanno avuto diritto gli altri. A loro ed a tutte quelle come loro, vorrei dire dal più profondo del mio animo una cosa sola: GRAZIE DI ESISTERE.
Luigi Liso
purtroppo..carissimo..il vero problema è che la sessualità oggi viene sempre e tanto fatta vedere come una cosa sporca,xkè il bigottismo cattolico della nostra italia tanto padroneggia su tutto... ci hanno sempre fatto vedere il sesso come una cosa sporca e subdola, finalizzata al solo scopo di procreare,quando cosi non è.. addirittura la chiesa si permette di prendere posizioni contro il preservativo,quando milioni di persone ,soprattutto in paesi coem l'africa muoiono ogni giorno di aids..o quando dicono di essere contro l'aborto,la fecondazione assistita,l'omosessualità,il sesso prematrimoniale ecc ecc.. e poi loro sono i primi a ffare le porcate piu grandi di questo mondo..ma x favore.. ragazzi..vivete la vostra sessualità liberamente, coi vostri gusti e disgusti,xkè nn c'è piu bella cosa al mondo.. riguardo a te..hai tutta la mia comprendione.. un bacio da un ruvese trapiantato a rimini
ahh luigi..ma forse abbiamo toccato un tasto che a ruvo nessuno osa spingere...dato il bigottismo..ma va bene cosi...è x pochi ma buoni forse..non x tutti,come è giusto che sia... ;-)
Originally
posted by angelmadge on 14/10/2006 23:36
purtroppo..carissimo..il vero problema è che la sessualità oggi viene sempre e tanto fatta vedere come una cosa sporca,xkè il bigottismo cattolico della nostra italia tanto padroneggia su tutto... ci hanno sempre fatto vedere il sesso come una cosa sporca e subdola, finalizzata al solo scopo di procreare,quando cosi non è.. addirittura la chiesa si permette di prendere posizioni contro il preservativo,quando milioni di persone ,soprattutto in paesi coem l'africa muoiono ogni giorno di aids..o quando dicono di essere contro l'aborto,la fecondazione assistita,l'omosessualità,il sesso prematrimoniale ecc ecc.. e poi loro sono i primi a ffare le porcate piu grandi di questo mondo..ma x favore.. ragazzi..vivete la vostra sessualità liberamente, coi vostri gusti e disgusti,xkè nn c'è piu bella cosa al mondo.. riguardo a te..hai tutta la mia comprendione.. un bacio da un ruvese trapiantato a rimini
mi sa che non hai colto il problema delicato posto da Luigi! Luigi non sta ponendo l'attenzione sull'atto pratico del sesso, ma sul problema che affligge i disabili i quali difficilmente riescono ad avere relazioni sentimentali (e non prettamente sessuali). Luigi ciò che posso dirti è attendere e fare amicizia con le ragazze senza ricercare o pretendere da loro che nasca un qualcosa di più di una semplice amicizia. Quando riuscirai a trovare la ragazza che secondo te avrà i requisiti giusti per te allora ci provi! E comunque ricordatevi che la Chiesa che tanto odiate, cerca solo di aiutare l'uomo a vivere nel modo + civile possibile! Del resto la chiesa professa la fraternità, la solidarietà, la carità (non sono mica atti che il codice penale punisce se vengono praticati e perseguiti).
Forza ragazzi svegliamoci! Tiriamo su questo paese e rivitalizziamolo, serve più vita a Ruvo!