L’interpretazione etimologica del nome di Ruvo è sempre stata un’incognita ed un vero rompicapo per gli studiosi. Confuso con i rovi, cespuglio spontaneo ed abbondante sul territorio, è stato interpretato erroneamente anche come “terra pianeggiante”, cosa ovviamente azzardata per un territorio collinoso, identificato anche con Rhipa, città dell’Acaia, rifacendosi alla radice “Py” ed alle immigrazioni anche su questo suolo. E’ risaputo che i nomi più antichi, assegnati ai vari territori, sono stati dati dagli stessi Autoctoni in base a particolari realtà esistenti nella zona. Il termine Murgia deriva da “murex-gea” (terra di murici), conchiglia fossile che ricorda l’origine marina della Puglia. Lecce dagli alberi di “Leccio” diffusi nella zona; Gravina dalle “gravi” che percorrono il sottosuolo; Altamura dalle “mura” ciclopiche che la circondavano… e così per tutti i centri arcaici. Sono termini tratti da aspetti, suoni e realtà più appariscenti del luogo. Ruvo, è un termine onomatopeico, derivato dal diagramma PY, lettere che suonano “Riu” (dal greco antico “ρυας“, cioè “torrente violento”). Questo termine brevissimo (è risaputo che i termini più brevi sonoi più antichi) si riferisce allo scorrere dei fiumi, dei ruscelli, delle fiumare e delle cateratte, allora abbondanti in superficie. Quelle acque torrenziali che dagli Appennini correvano verso il mare nei periodi delle interglaciazioni, denudarono il suolo e trasformarono lentamente la conformazione carsica delle rocce. Vanno confermate le affermazioni di alcuni studiosi, i quali ritengono che i primi nomadi e cavernicoli abbiano assistito allo sfaldamento della Murgia e alla perforazione della roccia opera delle acque, con il trasporto a valle della terra umosa. Se è vero che i Neandertaliani abbiano potuto assistere alle ultime interglaciazioni e ai tremendi piovaschi di quel tempo, è da ritenere che saranno rimasti certamente spaventati dallo scorrere tempestoso delle acque tra i sassi della Murgia, rumorosamente ruzzolanti verso il mare. PY (Riù) sarebbe stato quindi il fragrore prodotto dall’acqua che solcava le lame, (oggi prosciugate), che turbinava nelle doline, che penetrava nei capoventi e negli inghiottitoi, che scavava gravi e caverne. La “Riù” sarebbe pertanto “la terra dove scorre l’acqua”. A questo nome semplicissimo gli Japigi aggiunsero una ψ (ps) e il nome di questo territorio si trasformò in PYψ (Riups); questa trasformazione è registrata sugli oboli peuceti, ove appare anche il nome degli abitanti PIBAΣTEINΩN (Ribastèinon), sincopato PYBA (Riba) su altri oboli. Con l’arrivo dei Romani, da quel PYψ, prevalse ora il suono della “i” e divenne Riba ed ora il suono della “U” e divenne Rubos.
Si ringrazia il Prof. Nicola Stragapede per la sua preziosa consulenza.
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