Domenica 3 aprile presso il Convento dei Domenicani si è tenuto un incontro sul tema della scuola pubblica durante il quale si sono confrontati l’Onorevole Giuseppe Fioroni, Responsabile Welfare del PD ed ex Ministro della Pubblica Istruzione, e i rappresentanti di operatori e utenti del servizio scolastico statale. Ha aperto il dibattito il Dirigente Scolastico dell’ITC Tannoia Prof.ssa Caterina Montaruli, Segretario Politico del PD di Ruvo, che ha presentato gli ospiti intervenuti. Sono seguiti l’intervento di Santi Zizzo, Presidente del Consiglio d’Istituto della Scuola Media “G. Carducci-Giovanni XXIII”, e del Prof. Biagio Pellegrini, Preside del Liceo Scientifico “Orazio Tedone”, che hanno fotografato una scuola messa in ginocchio dalla riforma Gelmini, evidenziando quanto pesino sul diritto allo studio e sull’acquisizione delle conoscenze i tagli voluti da Tremonti: la scuola pubblica non dispone più di risorse sufficienti a garantire un’offerta formativa adeguata. Il tema è stato ripreso dall’insegnante precaria Grazia Ursi, che ha altresì sottolineato la grave situazione di disagio vissuta da migliaia di docenti condannati a una situazione di permanente incertezza, che impedisce di programmare o anche solo di immaginare un futuro con una casa, una famiglia, dei figli. Alla riforma Gelmini la Professoressa Gabriella Colaprice ha attribuito una mancanza di progettualità e organicità, evidente in particolare sotto il profilo sostanziale della formazione degli insegnanti. Nei paesi del Nord Europa, che vantano le più alte percentuali di studenti che raggiungono i gradi più avanzati del percorso scolastico e gli istituti con i più elevati standard qualitativi di istruzione, i docenti sono sottoposti ad adeguato addestramento all’insegnamento e possano godere di una formazione e di un aggiornamento continui, che danno anche la possibilità di fare carriera. Insegnare per competenze e dare agli studenti un’istruzione che sia continuamente adeguata all’evoluzione della realtà socio-economica del paese e del mondo del lavoro non è un compito facile, da scaricare sbrigativamente sulle spalle dei professori, non è una cosa che si può improvvisare: va ripensato totalmente e progettato in maniera organica tutto il sistema scuola, mettendo al centro la persona, che non è un mero contenitore di nozioni, e partendo dal modo in cui gli insegnanti, ancor prima degli alunni, vengono formati. Marianna Mazzilli, che studia Fisica a Bari, ha testimoniato l’effetto sull’Università delle politiche di Tremonti: migliaia di studenti e ricercatori vedono andare in rovina i dipartimenti, che soffrono i tagli al personale di laboratorio, ai fondi per la manutenzione, alle borse di studio, ai finanziamenti per i progetti di ricerca. Un combattivo Giuseppe Fioroni ha infine attaccato la visione della scuola pubblica del centrodestra, definendo la riforma Gelmini come l’unica vera riforma varata dalle forze politiche che si riconoscono nella leadership di Silvio Berlusconi. Una riforma ispirata a un liberismo spinto che finirà per condurre a un ritorno al passato, a una società immobile divisa in classi sociali, in cui il meccanismo dell’ascensore sociale si inceppa impedendo a i figli degli operai, delle famiglie monoreddito, dei genitori meno abbienti, di migliorare la propria posizione sociale, poiché una discriminazione basata sul reddito precluderà loro l’accesso ad una buona formazione. La combinazione della crisi economica con il federalismo e con la riforma Gelmini comporterà che entro la fine di questa legislatura il 70% degli studenti sarà condannato ad una istruzione professionale di bassissima qualità, che è l’unica che le famiglie più povere si potranno permettere, mentre solo il 30% dei ragazzi (provenienti da famiglie che possono accedere a un’istruzione privata) raggiungerà una preparazione di alto livello. Fioroni ha sottolineato la differenza tra meritocrazia, cioé selezione basata sul merito e sulle capacità degli studenti, e differenziazione dell’opportunità nell’accesso a una istruzione di qualità. Se i cittadini non sono tutti uguali e partono da differenti situazioni economiche e sociali occorrerebbe aiutare chi parte da una posizione svantaggiata per metterlo sullo stesso livello degli altri prima di cominciare a parlare di meritocrazia e pari opportunità, altrimenti non si danno davvero le stesse possibilità a tutti. Non a caso la riforma si è abbattuta in primo luogo proprio sul segmento della scuola che funzionava meglio: quello delle elementari. I maestri sono stati trasformati in tuttologi, senza peraltro prevedere un adeguato programma di riqualificazione e aggiornamento professionale. Il tempo pieno entro il 2013 sarà definitivamente eliminato, solo in parte sostituito da un intrattenimento che non si propone di prolungare il tempo dedicato all’apprendimento ma di offrire solo un “parcheggio” per i piccoli i cui genitori lavorano entrambi a tempo pieno. Secondo il Responsabile Welfare del PD una riforma della scuola così concepita non può che essere parte di un disegno non casuale, ma studiato allo scopo di produrre una massa di cittadini che, senza un’istruzione adeguata, privi di capacità critica e di strumenti per comprendere la realtà, divengono facilmente manipolabili e succubi del mezzo televisivo e dei modelli culturali proposti dal Grande Fratello. Da qui l’importanza di intervenire anche a livello locale per sostenere la scuola pubblica, dalle elementari all’università della terza età, come ha affermato nel suo intervento il candidato sindaco del centrosinistra Vito Ottombrini, dichiarando l’impegno della coalizione a collaborare con tutti gli operatori del settore istruzione, con le associazioni e i genitori, ad assicurare l’adeguata manutenzione degli edifici e il potenziamento dei servizi scolastici, con particolare riguardo agli studenti disabili e ai ragazzi con problemi famigliari e a rischio dispersione. L’intervento di Vito Ottombrini si è concluso con la proposta di creare un coordinamento di tutti i soggetti e le associazioni impegnati nel mondo dell’educazione, che diventi interlocutore privilegiato dell’amministrazione nella definizione di politiche culturali e sociali per la città. |