La cantina vitivinicola non chiuderà. Anzi, ecco pronte le basi per un nuovo "rilancio" della struttura, vista la valenza economica e sociale del primo sodalizio vitivinicolo ruvese. E’ questo l’impegno venuto fuori dall’incontro che ha visto attorno al tavolo di discussione il vertice aziendale della Cooperativa Vitivinicola (774 soci, per oltre un milione di euro di fatturato) e il candidato sindaco, Matteo Paparella, assieme ad un gruppo di operatori del settore, agronomi e alcuni candidati. L’incontro, a cui ha partecipato appunto l’intero consiglio di amministrazione guidato dal presidente, Saverio Campanale, il segretario, Giuseppe Caputi, oltre all’avv. Vito Petrarota e gran parte dei lavoratori impiegati nella struttura di via Scarlatti, ha permesso di analizzare la situazione alla luce dell’ultima sentenza della Cassazione di febbraio scorso. Allo stesso tempo l’avvocato Petrarota ha riepilogato tutto l’iter giuridico-legale che ha connotato gli ultimi undici anni, con l’avvio dei ricorsi dal momento in cui l’opificio è stato posto in vendita attraverso un bando di gara dall’allora Federconsorzi (SGR). La gara fu vinta legittimamente da una nota azienda di costruzioni ruvese. Da allora in poi, la cooperativa ha promosso ogni azione utile pur di far valere il «diritto di prelazione» acquisito su quell’area dal momento in cui è sorta negli anni ’60. La discussione ha fatto emergere anche i diversi tentativi, risultati vani, che si sono succeduti nel tempo e che hanno coinvolto più volte palazzo Avitaja, con l’intento appunto di trovare una precisa soluzione. Dopo la sintesi storica, nella riunione sono state illustrate quindi le tre possibili azioni da percorrere subito per affrontare in maniera definitiva la questione: 1) in primis, quella di rinnovare nel prg il «vincolo» di tipizzazione dell’area su cui è insediata la struttura che al momento fa prevedere la realizzazione di servizi al quartiere (scuola, chiesa, mercato, ecc) o al massimo, considerata la forte esigenza, che la zona fosse destinata alla realizzazione di edilizia economico popolare (cooperative). A questo si è aggiunto l’invito manifestato da tutti, a porre le basi sulla prospettiva che vede, di concerto con la nuova amministrazione, verso il rilancio della cantina. Tra le opzioni, l’orientamento ad un possibile trasferimento e realizzazione della vitivinicola nella nuova zona agroalimentare, a ridosso della sp. 231, accanto agli altri due opifici (Eurocoop e Crifo) o nella vecchia zona industriale-commerciale. Un progetto da realizzare in apposite aree Pip (piano insediamenti produttivi), dando piena disponibilità dell’ente locale a favorire l’accesso ai finanziamenti regionali, nazionali o comunitari indirizzati appunto al comparto vitivinicolo. La stretta di mano finale fra tutti ha suggellato il punto di ripartenza.
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