Il 16 marzo del 1978 l’on. Aldo Moro veniva rapito dalle Brigate Rosse in Via Fani, a Roma. Gli uomini della sua scorta furono barbaramente trucidati. Il 9 maggio del 1978 il corpo inanimato del presidente della Democrazia Cristiana venne rinvenuto a Roma, in Via Caetani, nel bagagliaio di una Renaul 4 di colore amaranto. Il ricordo di quei terribili 55 giorni di prigionia sono ancora vivi in me, presenti alla memoria ed al cuore. È presente e vivo, seppure affievolito dal palliativo del tempo, il sentimento di dolore per la sorte ingiusta che fu riservata ad un uomo che il papa Paolo VI definì, nella sua omelia tenuta il 13 maggio in occasione del rito funebre in suffragio di Moro, ritenuta una delle più belle nella storia della Chiesa moderna, "uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico". Non rientrava nei canoni che un papa partecipasse ad una messa esequiale, ma Paolo VI lo fece, incurante delle critiche, canonizzando un uomo ed un credente sebbene mai abbia fatto seguito il processo di beatificazione. Il 26 aprile ricorderemo la lezione democratica di Moro, il suo insegnamento; ne ripercorreremo le riflessioni e le vicende. Ruvo di Puglia conserva ancora un caro ricordo di Moro, che vi veniva volentieri, accolto da una vasta schiera di morotei, fra i quali mio padre Giovanni, Francesco Anselmi, Pinuccio Summo, e molti altri, alcuni dei quali non ci sono più. Sento il dovere di ringraziare sin d’ora Gero Grassi per quello che dirà, il presidente Vendola e tutti coloro che parteciperanno. Un ringraziamento particolare va poi a tutti coloro che nel tempo sono rimasti fedeli ad un’idea di democrazia ed ai valori del popolarismo democratico, resistendo alle sirene del nuovo senza senso né contenuti.
Salvatore Bernocco |